sabato 18 febbraio 2017

Proteste in Romania

Fotografia tratta da Bresciaoggi
Alcuni nostri alunni seguono i fatti del mondo. Un gruppo di loro, viene da altre parti d'Europa e sente ancora viva l'appartenenza con la terra di origine. Come nel caso di I.P. che, proprio in questi giorni, si è sentita in dovere di raccontarci i recenti fatti accaduti nella sua terra (Romania), La sua non è solo un'esposizione di quanto è avvenuto a Bucarest e dintorni. I.P. si spinge oltre ed espone il suo punto di vista e il suo invito finale vale per tutti coloro che amano la democrazia partecipativa.

Alla fine del 2016, in Romania si sono tenute le elezioni parlamentari che hanno deciso il futuro dei prossimi 5 anni del Paese. Ha vinto il Partito Sociale Democratico (PSD) con un risultato del 48%. Questo Partito è l' erede legittimo dell' ex regime comunista che ha governato per 45 anni, portando il PAESE al disastro. Insieme ai liberali dell'ALDE, i socialdemocratici hanno una solida maggioranza in Parlamento (circa 60%) tanto che non ha grossi problemi nell'approvare leggi. L' opposizione, divisa in più partiti, ha avuto un risultato deludente. Fin qua tutto può sembrare normale.
Analizziamo la situazione più in profondità. Quando il PSD ha introdotto una legge che scagionava quasi tutti i corrotti del Paese, la gente è uscita in strada. Caso strano, visto che alle ultime elezioni c'è stato un alto astensionismo. Cosa chiedeva la piazza? Chiedeva l' abrogazione di questa legge ingiusta ed elezioni anticipate. Le ultime elezioni sono state a dicembre del 2016. Ora siamo all'inizio febbraio del 2017. Non è che si possono organizzare elezioni ogni 2 mesi. Dove era la piazza quando sono state le elezioni? Come è stato possibile che un partito, che si sapeva chi fosse, sia riuscito ad ottenere il 48% ? Il 48% è una percentuale che ci avvicina a quello di regimi non proprio democratici.
Rispondo io. O la gente si fidava ciecamente di queste persone, o a votare sono andati solo quelli che hanno preferito i neocomunisti. La seconda ipotesi mi convince di più, vista la presenza alle votazioni del 35% della popolazione.
Allora mi viene il dubbio che chi, oggi, è in piazza,  non sia andato a votare o per indifferenza o per ignoranza o chissà per quale altro motivo.
La mia domanda è: non era sarebbe stato meglio, prima, andare a votare che, ora, uscire in strada ogni qualvolta il governo proporrà qualche legge non gradita alla popolazione? Sono quasi convinta che questo non è un caso isolato e che le sorprese non mancheranno.

Pensate gente, pensate e attivatevi, però al momento giusto, quando il vostro parere può veramente contare, ovvero votando. (I.P., 2aM)

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